La Buioterapia ai tempi del Coronavirus

Di Maria Esposito

In questo momento storico così difficile tutti abbiamo sperimentato la paura legata al vivere una condizione di reale pericolo per la propria salute e per quella delle persone care e vicine. La conseguente percezione di essere tutti a rischio ha trasformato il COVID19 in un mostro esterno capace di infettare ognuno di noi. La sua forza inarrestabile è stata quella di collegarsi con i nostri mostri interni facilitando l’emergere di disagi psichici, emotivi e fisici nuovi o sopiti. La caratteristica comune a queste forme di malessere è la trasformazione dell’ansia, che comunemente ci assale di fronte alle difficoltà, in ansia che ci crea malessere e ci immobilizza nelle nostre case.

Tutto il Mondo è stato travolto come da un unico e spaventoso blackout sanitario che però si è rivelato ben presto essere molto di più di una crisi sanitaria. Molti avevano preannunciato che l’azione irresponsabile dell’uomo nei confronti sia di sè stesso che dell’ambiente e l’incapacità di cooperare per il bene comune e per lo sviluppo della terra avrebbe portato ad una catastrofe, che Madre terra si sarebbe ribellata.

Ed è successo: il Mondo si è trovato immerso nel buio e ha chiuso gli occhi!

Quando si spengono all’improvviso le luci per istinto chiudiamo gli occhi, pur essendo al buio, per paura dell’oscurità che il buio rappresenta e per paura di quel disagio che ci assale dovuto al non sapersi più muovere e non poter più vedere con gli occhi. Il limite, percepito come tale conduce l’uomo a scegliere l’immobilità, una condizione nota, seppur carica di sofferenza. Stare bloccati in lockdown e non usare il blackout come un’opportunità di conoscenza e cambiamento. Qualcuno invece ha trasformato il limite in risorsa e di fronte al COVID19 ha scelto di porsi in ascolto della realtà nella speranza di riuscire a fluire con gli eventi, anche nel buio, senza perdersi, ha scelto cioè in maniera consapevole di Stare fermo. Scegliere di essere presenti e costruttivi alla storia e a sè stessi è stata la prima opportunità per ognuno di noi.

Ma cosa significa scegliere di essere presenti?

Il primo verbo Scegliere ci indica una condizione nella quale ci si trova quando la vita ci pone di fronte a due o più strade che potremo percorrere.  

Scegliere significa sentire il cuore che batte, lasciarsi ispirare da lui, significa aprire il proprio cuore e seguire la direzione che ci indica col suo battito.

L’altra affermazione Essere presenti si rifà ad una tecnica psicoterapeutica e meditativa, che richiede un esercizio costante per diventare capaci di guardare alla propria persona e agli accadimenti della vita e della storia come se fossimo portati in alto e acquisissimo una visione aerea del tutto. Da questa posizione la visuale è molto più complessa e offre la possibilità di intravedere i collegamenti, le distanze, i punti oscuri, gli sprechi di spazio. Immaginiamoci posti su di un’altura dalla quale possiamo scorgere la nostra vita in questo tempo di pandemia: cosa notiamo? Quali collegamenti sono presenti tra noi e gli altri? Quali sogni sono stati risucchiati dal virus lasciando il vuoto? Quanto spazio si è rubato la paura della morte?

L’opposto della visione aerea è osservare la stessa realtà dal di dentro. Il limite di questo è l’impossibilità di guardare oltre lo spazio ridotto che i nostri occhi possono raggiungere con la conseguente perdita di informazioni, collegamenti, emozioni che potrebbero aiutarci a vivere al meglio la stessa realtà.

Scegliere di essere presenti a sè stessi in questo tempo di crisi sanitaria significa dunque decidere di seguire con il cuore aperto e palpitante la strada che ci conduce all’acquisizione di una visione di noi e dell’altro più ampia e complessa. Significa anche rinunciare alla comodità di una vita ridotta, rintanata nel nostro piccolo giardino, che seppur a volte ci sembra non bastare, è per noi noto e rassicurante.

Ma scegliere passa necessariamente per un tempo buio, per una difficoltà dalla quale liberarsi, per un periodo di pandemia e richiede di fare i conti con l’attesa, con il tempo e con la propria capacità di essere perseveranti, determinati e rigorosi.

E allora come possiamo realizzare tutto ciò? Cosa potremo mettere in campo e come ci può sostenere la buioterapia per vivere questa pandemia non solo come un periodo oscuro, ma come l’occasione per creare qualcosa di nuovo per sé stessi, per gli altri e per l’ambiente che ci accoglie?

Questo stato di buio improvviso ci ha messi a dura prova rendendo evidente a tutti l’incapacità di vivere senza le proprie certezze, le acquisite conoscenze e i propri ampi spazi di azione. Perchè il buio può essere ascoltato, visto, vissuto se non fosse che la nostra cultura ci ha educato a considerarlo pari alle tenebre, all’oscurità, all’inferno a qualcosa che potrebbe arrecarci dolore. La novità che viene dalle riflessioni di autori vari e dalla teorizzazione della Buioterapia è la visione del buio come condizione nella quale la persona, non solo può riequilibrarsi e rigenerarsi, ma può anche realizzare un viaggio di conoscenza profonda di sè e della propria appartenenza alla storia. Al buio il cuore può tornare a battere e può aprirsi all’incontro con l’altro da sè. Al buio è possibile stare con gli occhi aperti per vedere e accogliere quello che questi crea. Ma per aprire gli occhi e non farsi assalire dall’angoscia bisogna esercitarsi a porre ascolto al proprio cuore e ai propri reali desideri.

Noi non sappiamo ascoltare il buio perché alla luce tutto ha un suono diverso e soprattutto noto. Per ascoltarlo dovremo imparare a fare spazio all’incertezza di non capire tutto e subito, e alla possibilità di acquisire nuova conoscenza che presuppone rinunciare al nostro strutturato e faticato bagaglio di competenze e conoscenze. Per realizzare ciò dovremo sentire la fiducia in noi stessi e nella nostra capacità di resistere pur non comprendendo, e nell’altro che, seppur diverso, non necessariamente è un nemico.

Non sappiamo vedere il buio, perché ci fa paura, come i bambini che non riescono a dormire senza una piccola luce accesa. Per vedere il buio dovremo acquisire la capacità di meditare sulla vita, sui suoi accadimenti più o meno prevedibili, sulle nostre emozioni, sulle nostre responsabilità e sul nostro essere potenziali generatori d’amore e di energia vitale. Per raggiungere questo dovremo sentire in noi il coraggio di aprire gli occhi al buio e lasciarsi penetrare da esso per creare quello spazio vuoto in noi dove far germogliare il nuovo.

Non sappiamo orientarci al buio perchè perdiamo i nostri conosciuti riferimenti. Stare al buio significa porre un’attenzione al proprio corpo che, grazie ai sensi può, in tale condizione, ritrovare una strada, ma non sempre ascoltiamo il nostro corpo se non nei momenti di sofferenza di una parte di esso.

La Buioterapia si pone come una risposta a questo malessere dilagante. Un percorso con la buioterapia ha il grande valore di diventare, per le sue peculiarità, una sorta di palestra dove allenare la nostra capacità di scegliere di stare al buio e di starci con gli occhi aperti con altri compagni di viaggio o da soli, per mettersi alla ricerca di nuovi e più interessanti equilibri.

Un percorso di evoluzione del sè come questo presuppone il restare al buio in maniera ripetuta per esplorare insieme il proprio mondo interno. E mira a promuovere il coraggio di stare al buio, la fiducia nei propri compagni di viaggio e la fiducia in sè stesso e nella possibilità di lasciarsi riempire dal buio, nonchè una percezione più ricca del proprio corpo che al buio perde i propri confini e ne acquisisce di altri. Accompagnati da buio, parole e musica si potranno ri-vedere – al buio – le proprie relazioni, ri-visitare le proprie emozioni antiche e nuove, legate all’ansia, incontrare i propri nemici interiori e affrontarli, ri-pensare e ri-sentire il proprio corpo e il suo stare nello spazio con l’obiettivo di ri-creare quella connessione mente-corpo rendendo il proprio vivere più fluido e soprattutto più creativo. Laddove la creatività è la capacità di rinnovarsi e di sperimentare nuovi modi di essere, di pensare, di agire e di sentire. Il tutto in una condizione, il buio, che per le sue caratteristiche permette di sperimentare questa opera di cambiamento e rende possibile Scegliere in maniera consapevole e responsabile di stare nel proprio mondo con un atteggiamento di presenza a sé e all’altro tale che possiamo osservare le nostre difficoltà e i nostri limiti interiori, comprenderli e magari imparare ad amarli senza giudicarli.